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L’imbarazzante vicenda della legge ue sul copyright

La vicenda della direttiva UE sul copyright è fonte per me di grande imbarazzo e mi sento realmente schiacciato tra le due pareti del tritarifiuti di guerre stellari.
Da un lato infatti ci si trova a difendere di rimbalzo gli interessi di Google, Facebook e dei grandi attori del web, che legano il profitto alla circolazione dei contenuti sulle proprie piataforme e alla conseguente profilazione degli utenti. A loro la direttiva non piace, ma credo neppure li preoccupi così tanto. E’ però molto fastidioso essere costretti a difendere il diritto delle persone a pubblicare su facebook e youtube, perchè è come legare a doppio filo la libertà d’espressione ai colossi del web,
e dire: non c’è l’una senza gli altri e per difendere la prima, dobbiamo arruolarci nelle truppe cammellate dei secondi.
Dall’altro c’e’ una direttiva burocraticamente contorta, in parte tecnicamente inapplicabile, che vorrebbe provare a strappare un po’ del guadagno delle grosse corporations e goffamente ridistribuirlo.
Questa legge non potendo ledere le basi del libero mercato, peggiorerà forse la vita degli utenti e nel migliore dei casi costringerà i colossi del web a stringere qualche accordo con quei soggetti editoriali in grado di farsi valere di fronte a un tribunale.
Nei diversi emendamenti approvati il 12 settembre 2018 si è tentato di rendere la proposta meno confusa e impresentabile, senza riuscirci, graziando quei soggetti (ad esempio wikipedia) che ne sarebbero stati pesantemente penalizzati.
Le molte voci critiche che si sono espresse prima dell’approvazione per ora tacciono, non ho trovato valutazioni successive alla votazione favorevole al parlamento UE.
Non si capisce bene cosa rimanga di questa legge, in che modo verrà applicata. I fantomatici filtri di upload sembrano tecnologie che strizzano l’occhio a soggetti con grosse risorse di calcolo, e destinati all’inefficacia. Sembrano cioè favorire nei fatti le stesse corporations che vorrebbe costringere a pagare royalties ai produttori di contenuti. Favorire nel senso di considerarle l’unico interlocutore della direttiva, rendendo il web un territorio sempre meno interessante e vivo.
Si tratta di una tendenza in atto da anni, da quando grossi attori hanno monopolizzato le piattaforme di pubblicazione dei contenuti e sempre meno si ragiona nei termini di possesso dei mezzi di comunicazione, che secondo me rimane un problema centrale. Andrebbe fatto uno sforzo per promuovere quei sistemi di scambio e veicolo dei contenuti che vedono la partecipazione diretta degli utenti: i sistemi di filesharing p2p, ma anche i vecchi canali irc di scambio file, sono sistemi interessanti di scambio di file, che aprono a meccanismi autogestionari, più interessanti rispetto alla dipendenza dalle grandi piattaforme, che la legge sembra dare per scontata.